venerdì 18 novembre 2011

Una sera qualunque.

Faceva caldo,troppo caldo, in casa.Si affacciò alla finestra e rimase incantata a guardare quello che la pioggia,le luci delle strade,avevano trasformato in un gioiello dorato.Aprì il vetro e il profumo del mondo esterno le venne incontro,l'avvolse come braccia affettuose.Non poteva,proprio non poteva resistere.
Si infilò un impermeabile,scarpe basse,un fazzoletto a fiori sul capo e mentre usciva si guardò allo specchio dell'anticamera: era il ritratto della casalinga di mezza età che tante volte aveva visto.rappresentata nei films. Sorrise divertita,di se,della mezza età,delle casalinghe ancora piacenti come lei e uscì.
Il profumo delle foglie bagnate dalla pioggia,lì in strada, era ancora più intenso,come un abbraccio.Si sentì così felice di quella sensazione che ,mentre si avviava per la strada silenziosa,accennò a qualche passo di danza.Poi si guardò intorno,intimidita e vergognosa :-Non si balla per strada,stupida di una romanticona,quando crescerai?-si rimproverò, ma sorridendo.
Nessuno l'aveva vista danzare perchè non c'era nessuno.
Le foglie,anche se bagnate,scricchiolavano leggermente sotto ai suoi pedi accompagnando i suoi passi con un suono dolce,cadenzato,armonico e lei non si sentiva affatto sola.I lampioni,con la luce dorata,le illuminavano il cammino e irradiavano tutt'intorno una luce morbida,calda,rilassante.
Non si accorse di essersi allontanata tanto da casa,sino a quando raggiunse una piccola piazza che non conosceva,non l'aveva mai vista e non sapeva dove si trovava.Ma l'aura d'oro che accompagnava i suoi passi,il suo peregrinare,lì era ancora più evidente.
C'erano tre grandi alberi al centro della piazzetta,circondata dalle case,dove sembrava non ci abitasse nessuno tanto erano silenziose.Non si vedevano luci attraverso le persiane chiuse,non si sentivano voci.
Era un pezzo di mondo sospeso,ma lei non avrebbe saputo dire e se lo chiese:-Sospeso,dove?-
Una panchina di legno,sotto uno degli alberi,la stava chiamando e solo quando sentì il bisogno di riposarsi,rispondendo a quell'invito,si rese conto di aver camminato tanto,immersa in ricordi,in sogni,in sensazioni che l'avevano portata lontano,chissà dove.
Un lampione dalla luce dorata,come gli altri che aveva incontrato nel suo cammino,era attaccato alla parete della casa a lato della piazzetta ma la panchina restava nell'ombra e lei si senti protetta ancor più:-Ma da cosa?-si chiese.Non seppe darsi una risposta,ma stava bene,si sentiva bene.
Quando senti scricchiolare le foglie alle sue spalle,non ebbe paura.Pensò che qualcuno stava tornando a casa,che sarebbe entrato nel portone lì accanto,avrebbe fatto filtrare la luce dalle persiane,lei avrebbe sentito i soliti rumori,magari della musica e aspettò di vedere,di sentire tutto quello che si aspettava.
Quando le foglie smisero di far rumore,proprio dietro di lei,si girò,non ancora in allarme.Chissà per quale ragione si aspettava di trovarsi davanti qualcuno che aveva fatto una passeggiata,qualcuno che aveva colto i profumi della pioggia,delle strade umide.....
Suo marito la guardava!Lei scoppiò in una risata,un pò isterica,ma liberatoria:-Sei pazzo,pazzo!Cosa fai quì?Come hai fatto a trovarmi?-
Lui le si sedette accanto,con un gran sospiro di soddisfazione:-Ma quanto cammini?Mi sono stancato tantissimo!Meno male che ti sei fermata,che ti sei seduta,non riuscivo più ad andare avanti!-
-Ma che significa?-chiese lei sorridendo,forse lusingata,forse pensando ad un gesto romantico di cui aveva perso anche il ricordo.
-Ti volevo parlare-le rispose lui.E lei,stupita:-E non potevi farlo a casa?-
-A casa?No!Quì è meglio,questo è il posto giusto.-
-Ma giusto,per cosa?-
-Per questo!-e mentre pronunciava queste parole aprì la mano e le mostrò un flacone di pillole,vuoto.Lei riconobbe subito il medicinale e i suoi effetti e il respiro le si fermò.
-Perchè,perchè l'hai fatto?Cosa facciamo ora?Bisogna chiamare aiuto,bisogna andare all'ospedale!-e la voce si alzava di tono,il terrore la rendeva stridula e stava per alzarsi,per correre a cercare un telefono.Ma lui la fermò,le prese il polso fermamente e la fece risedere.
-Ascoltami,ti prego,ascoltami.-E incominciò a raccontare:-Sono malato,molto.Mi restano solo pochi mesi di vita,forse poche settimane e non voglio trascorrerle dilaniato dai dolori.Non voglio darti questa sofferenza.Non voglio vedere che ti spegni con me.Voglio che i ricordi che ti resteranno di noi,siano ricordi dolci,belli,come la vita che abbiamo passato insieme.So che in questi ultimi tempi,qualcosa è cambiato,ma ora sai la ragione.Ti prego,cerca di capire,cerca di comprendere,stammi vicino in questi ultimi momenti,ti prego!-
Lei era annientata,Le tornavano alla mente mille particolari che non aveva colto e il senso di colpa le dilaniava l'anima.-Perchè non ho capito?Perchè non l'ho aiutato?-
Non riusciva a parlare, solo le lacrime lungo il viso erano il segno della profondità del suo dolore e quando, abbarbicata alla mano dell'uomo che era suo marito e lo era stato per così tanti anni, quasi non sentì un piccolissimo dolore al braccio,in alto,lì dove di solito si iniettava l'insulina e non ci fece neanche caso.
Non sentì i passi leggeri di qualcuno che si era avvicinato nel silenzio della sera,in quel posto magico e dorato.Sentiva solo la voce di suo marito che spiegava, raccontava di sè,della sua mortale malattia,di quanto era stato bello vivere con lei.E la voce si allontanava nello spazio,diventava sempre più debole,come lei.Non si rese conto che quel qualcuno dal passo così leggero le aveva portato in dono la morte in quella sera così bella,così strana,così unica.
E quando suo marito sfilò la mano dalla sua e si alzò adagiandola sulla panchina sotto l'albero,nel silenzio profondo di quell'angolo sconosciuto così lontano dalla sua casa,lei non si accorse dei passi che si allontanavano,non sentì le foglie scricchiolare,non vide il braccio dell'uomo stringere la vita di quella ragazza dai cappelli scuri mentre si avvicinavano all'auto dai fari spenti.Quell'auto silenziosa che lei non aveva sentito arrivare,così travolta dal dolore da ascoltare,da sentire, solo le parole che le avrebbero regalato la morte.

martedì 8 novembre 2011

Ode alla PATONZA (la parola!!!!!!!!)

Le parole si amano.Io le amo.Amo il loro suono,la musicalità,l'armonia,il ritmo delle sillabe.Le amo quando mi si rigirano in bocca,tra i denti,quando si rotolano sulla lingua.Le amo quando stazionano "sulla punta" ,oppure quando ti svegli al mattino e una parola si è svegliata con te.
Ti accompagna per tutta la giornata e ti esce dalla bocca quando meno te l'aspetti.Tenti di cacciarla via,ma lei non se ne vuole andare.Testarda,dopo aver preso possesso di te,se ne sta lì,nel tuo cervello,pronta a balzare fuori quando ti rivolgi a qualcuno e lo chiami proprio con quella parola e la ripeti decine di volte,a bassa voce.
Ma le parole che mi piacciono,di cui amo il suono,sono tante.
Una di queste è patonza! Non sto a metterne in risalto il significato comune,che non conoscevo,nè la persona che me l'ha fatta conoscere (avrei certamente preferito essere edotta da qualcuno che della patonza,nella sua accezione popolare,ha più rispetto!)
La parola patonza,lontano da me qualsiasi ironia ed allusione,è dolce,tenera,morbida.Mi da la sensazione di qualcosa che è bello stringere tra le braccia,coccolare,amare.
Ed è per questa ragione che la mia adorata gatta Princess Anastasia,spesso viene chiamata Patonza,proprio perchè è dolce,tenera,morbida ed è bello stringerla tra le braccia.
Qualcuno ha problemi,contestazioni,riserve?Sono quì...........

giovedì 20 ottobre 2011

Spettacolo

Jason,oggi 20 ottobre,18 anni fa.........

Cinque germogli per parte,serrati,minacciosi.sfida al mondo.
Piccolo muso offeso,scolpito nell'amore,
linee dolci disturbate dalla vita.
Disperata ricerca di liquido silenzio.

Panni morbidi,celesti,surrogato di un bozzolo perduto.
Ondate di rabbia,morsi di fame,
una bottiglia a righe per placare una tempesta,
un bacio di gomma,per la pace.

Dietro un vetro appannato di fiato e lacrime,
guardo il mio 25%.
Amore subito.
Ninna nanna,futuro.

lunedì 3 ottobre 2011

IO,la "grande" parola che governa il mondo.

Ci sono persone che incominciano ogni frase con questa parola:- Io..........-e continuano così,ripetendola all'infinito.I loro discorsi,le loro idee espresse,altro non sono che l'ascolto di se stessi,dei propri problemi,delle proprie emozioni,se ne hanno!E gli altri? Chi se ne importa!
E se non ripetono come un mantra,la parola magica,ciò di cui parlano e si preoccupano,sono loro stessi. Tu chiedi,sinceramente interessato:-Come va,come stai?- Ti va bene se la risposta è un semplice:-Al solito!- Mai
che ti raggiunga un interessato:-E tu come stai,come ti va?-
Ma tu insisti,vuoi veramente sapere se a quella persona sta andando tutto bene,se puoi fare qualcosa,anche solo dimostrare affetto senza impicciarti dei suoi affari,e allora....
-Ecco vedi,IO.....perchè IO....figurati che IO.....IO non posso proprio......perché non è che IO.......magari IO....- e avanti così,sproloquiando su se stessa, sui suoi problemi,sulle sue insicurezze,sulle sue certezze,su di se,solo su di se.
E tu ascolti,per affetto,per amore,per amicizia,per mille ragioni.Ascolti e ti domandi:-Sta parlando con me? Si ricorda di me?-
Ma c'è anche chi non parla di se,non parla proprio.Non va oltre un :-Ciao!- Ma se questa stessa persona deve chiederti un favore,allora sì,che parla,parla proprio con te,a te!
E poi ci sono coloro che si esprimono come se la cosa costasse loro gran fatica.Frasi smozzicate,voce bassa,talvolta sofferente,con grande sforzo.Ma se dopo pochi secondi dovesse suonare il  cellulare o apparisse qualcuno,che non sia tu,allora tutto cambia: voce squillante e/o stentorea,a seconda del destinatario,sfoggio di facezie o serietà professionale,insomma tu ascolti e ti domandi.-E' la persona con cui parlavo prima?-
E se IO non parlassi più con nessuno?

mercoledì 21 settembre 2011

Lacrime gocce inutili

Neri occhi che ti guardano il viso e non ti vedono,
ti guardano il cuore e non lo vedono.
Mani nude che non ti sfiorano.
Parole scure che centrano il bersaglio.
Emozioni che non sono per te.
Regali che non hai chiesto.
Il lungo passato,estinto,adesso.
Ricordi, mai avvenuti.
Stai vivendo. 
Davvero?

domenica 21 agosto 2011

Quella volta che......nessuno mi amava!

Quella volta avevo una gatta siamese,anzi due.Vivevano,le micie, sostituendosi alla mia ombra,sempre accanto a me,dietro a me,davanti a me,sopra di me.Normale,direi.Un giovedì sera,tornata a casa,mentre mi svestivo,non vidi una coda e ci salii sopra.L'urlo che ne seguì non aveva nulla di umano, in quanto emesso da una gatta, ma neanche il mio lo fu,umano intendo.Per togliermi il prima possibile dalla posizione così dolorosa per la micia mi produssi in un salto stile Fosbury,degno del miglior atleta della specialità,ma.....l'atteraggio fu catastrofico! Sul gomito,con tutto il peso,sul gomito!!!!!!Non urlai non avendo voce,non respirai non avendo fiato.Restai immobile,con gli occhi sbarrati in attesa della morte imminente per insopportabilità del dolore.Mia figlia,attirata dal tonfo,restò ugualmente paralizzata,ma solo per un attimo,quello successivo era al telefono per chiamare un taxi.
-Di corsa,in ospedale,al pronto soccorso!-Questa la richiesta rivolta alla tassista.Ma questa era,pazza?Non conosceva la città?Sadica?Girammo praticamente senza meta per mezz'ora e dopo averla minacciata di morte,finalmente arrivammo a destinazione.
Non mi dilungo sull'attesa,preferisco farlo,sul medico.Perchè si incontrano medici molto carini,disponibili al rapporto umano,quando sei in condizioni pietose fisicamente ed esteticamente?
A seguire ci furono le radiografie,la diagnosi,il gesso.La diagnosi parlava di frattura del capitello del radiale sinistro.Bellissimo nome per un dannatissimo ossicino.Il gesso:il braccio in posizione sollevata,molto sollevata,leggermente flesso,in pratica un saluto"romano" e già questo mi creava qualche problema, poi si aggiunse l'estensione del bloccaggio che andava dalla terza falange delle dita alla spalla/petto.
Al ritorno a casa,consolata anche dal resto della famiglia oramai rientrata,capii subito che la mia vita stava per subire uno scossone!Dovevo comunicar loro che partivo!
Nel gennaio precedente ero riuscita a prenotare,hotel,ristorante,biglietti,tour completo, per la mostra di pittura di Giulio Romano che si sarebbe tenuta all'indomani,5 settembre,a Mantova.Le fiamme dell'inferno si scatenarono sulla mia testa.Ogni tipo di improperi,da "pazza scatenata" ad" incosciente malata mentale"fu tutto un florilegio di parole..gentili!Nessuno si domandò quanto ci tenessi ad andare a quella mostra,quanto avevo penato per riuscire a prenotarla!Certo i gesso era ancora fresco,ma.....
Quale massima punizione,al mattino successivo,con la mia borsa da viaggio in mano,nessuno,dico nessuno mi accompagnò neanche alla stazione ferroviaria e uscii di casa nel più gelido silenzio.
L'avventura,perchè di questo si tratta,si svolse tra incastrarsi e disincastrarsi dal taxi,salire sul treno,prendendo ad involontarie sberle tutti coloro che si avvicinavano troppo al "capitello imbragato",occupare due/tre posti a sedere,cercare di suscitare pietà e commozione appena giunta all'hotel per farmi dare una stanza più grande di un armadio a muro,ma essendoci il mondo in città,o quella o una panchina nel parco.Una cameriera di buon cuore previa mancia,mi aiutò a spogliarmi/rivestirmi.Mai provato a sganciare o viceversa, il reggiseno con una
 mano sola? E finalmente Giulio Romano!!!!!!Ma un insopportabile dolore al braccio offeso,offuscò ogni cosa e mentre aumentava il male anche la rabbia nei confronti della famiglia faceva la sua parte.Alle 3 di notte al Pronto Soccorso,dopo essermi presa i rimbrotti del medico di turno,un antidolorifico mi rimise al mondo e Mantova mi ripagò.Ma la rabbia era ancora lì!!!Famiglia,mi avete mollato????Ed io non torno!
Crenona era ed è,lì vicino,con il suo teatro e Uto Ughi si esibiva la domenica sera.Perdere una simile occasione?Mai!
Pronto Soccorso ancora,biglietto in platea (vicini di poltrona poco entusiasti)taxi,treno,Uto,hotel,tutto di un fiato.E lunedì mattina,a casa.
Era settembre,ma sembrava dicembre in Siberia.La "temperatura"familiare nei miei confronti era più gelida di un lago ghiacciato, nel quale io nuotavo alla ricerca del buco per uscire.
Solo la seconda notte,dopo il mio ritorno, in preda a lancinanti dolori,qualcuno dei miei,mosso a compassione,mi accompagnò al Pronto Soccorso (avrei potuto farmi fare un abbonamento valido sul territorio nazionale) Radiografie,diagnosi, ri-gesso.I previsti 35 giorni di immobilità diventarono,come d'incanto, 60!
Ne valeva la pena? Sì! Sì,perchè Giulio Romano,Mantova,Uto Ughi,mi amavano!Avevano dipinto per me,edificato per me,suonato per me.Mi amavano.Loro.

venerdì 5 agosto 2011

l'amore per le parole: La pozzanghera

l'amore per le parole: La pozzanghera
A volte l'ispirazione la trovi nei luoghi più imprevisti.Questa POZZANGHERA che altro non è se non la VITA,l'ho vista in una fotografia,bellissima,sul blog di una amica,Maria, a cui PIACE FOTOGRAFARE (è il suo blog).

La pozzanghera

Una pozzanghera,viva.
Dentro, ciottoli scuri.
Ad ogni passo che la colpisce,muta,viva.
Riflette il blu puro del cielo,che la guarda,viva.
Un soffio di vento,piccole onde,viva.
Lo stivale,il fango improvviso e atteso.
Ciottoli sparsi,sporca.
Fremiti violenti,viva.
Il cielo stupito guarda dentro la pozzanghera,viva.
Una persiana chiusa.
Basta aspettare.Si aprirà. 

domenica 10 luglio 2011

l'amore per le parole: L'osteria

l'amore per le parole: L'osteria
Un ricordo.Una vacanza in montagna in un inverno di mille anni fa.Il caldo accogliente dell'osteria del paese,i vecchi montanari ora seri ora ridenti.........

L'osteria

Come una ballerina sul palco,la carta scivola leggiadra ignara dell'azzardo,
umile azzardo di un litro di vino.
La mano nodosa la ferma.Il palco,di formica verde,sta portandola via.
Ridono i quattro e le bocche fanno a gara nel contarsi i denti mancanti.
Un nove,un fante,una dama,un re porta via tutto.
Quattro bicchieri vuoti,uno per angolo,tracciano il perimetro del palco,
del campo da gioco,verde,di formica.
Intorno volti segnati,immobili,guardano la disfida,lo spettacolo.
Ogni tanto una porta si apre e l'aria stantia si muove,lenta,per non disturbare.
Un sette,un nove,un fante,una dama porta via tutto.
Le ballerine continuano a volteggiare sul palco,
talvolta sospinte da un moto di rabbia di una vecchia mano
e si immobilizzano,stupite,incerte,spazzate via.
La porta si apre e il crocchio si allarga.
Commenti sommessi come nenie accompagnano la danza,la lotta.
Un sette,una dama,un re,un asso porta via tutto.
E' finito lo spettacolo,la tenzone.
Il trofeo troneggia al centro del palco,del campo d'armi,verde,di formica.
Tutti ridono.Le danzatrici dimenticate in un canto.
Ancora la porta e il crocchio si apre.
Una donna,un grembiule intorno ad un'immensa vita,raccoglie l'eroe.
Barcollano,dondolano lenti.
Lui pregno del trofeo,lei satura della vita.
Arriveranno a casa,dondolando,lenti.

sabato 2 luglio 2011

l'amore per le parole: Quando non capisci Dio.

l'amore per le parole: Quando non capisci Dio.
E' stato difficile scrivere queste parole. Molto difficile.

Quando non capisci Dio.

Ho esitato a lungo prima di scrivere questa riflessione,questi pensieri.Ho pensato tutta la notte a come mi stavo sentendo a cosa sentivo "dentro" e i sentimenti che si succedevano,mentre passavano le ore,erano di rabbia,di incapacità di comprendere,di ribellione.Tutto ciò è stato scatenato da una notizia che ho appreso ieri sera e che mi ha colpito come la classica mazzata sulla testa e soprattutto l'ancor più classico colpo al cuore.
Non posso e non voglio entrare nei particolari perchè questa vicenda non mi appartiene o meglio,mi appartiene per il dolore riflesso che mi coinvolge.
Le mie riflessioni non vertono solo e non tanto su di una serie terribile di lutti e disgrazie che coinvolgono da 30 anni questa persona e i suoi familiari più stretti ma sul fatto che io, dopo aver sofferto e riflettuto a lungo,la  naturale domanda è stata:-Dio c'è? E se c'è di che si occupa? Di chi si occupa? Come fa le sue scelte?-
Io non vado in Chiesa.Vedo in 99% dei sacerdoti,monache e affini,come il fumo negli occhi.Mi indigna tutto ciò che di orribile è stato fatto e continua ad essere fatto,in nome di Dio.Non sono mai riuscita a capire perchè il Cristianesimo,il Cattolicesimo è sempre stato ritenuto,da coloro i quali ne traevano e ne traggono benefici,migliore e "più giusto" di ogni altra confessione.Chi l'ha stabilito?E in nome di questa certezza,sono state commesse e ancora lo sono,terribili atrocità.
Ma,c'è un ma. Io a Qualcuno,ci credo. Non so il suo nome.Forse si chiama Dio,forse c'è un vice,un facente funzione.Forse si chiama Eustorgio,non mi interessa,mi basta sapere che c'è.
E se c'è,perchè si accanisce su di una persona e la sua famiglia,colpendola negli affetti più cari? Perchè le sottrae pezzi di vita, privandola di persone che sono, pezzi della sua vita? Perchè non distribuisce equamente dolori e sofferenze?Perchè non chiama a se,per redimerli,i "pezzi " peggiori? Perchè,come in questo caso,oltre a tutto il resto,tocca anche i bambini e,lo ha già fatto,se li porta anche via?
Cosa vuole Dio o chi per esso,da questa persona,da questa famiglia? Perchè non la lascia in pace,dopo 30 anni di dolori indicibili?
Cosa vuoi Dio,tu o il tuo facente funzioni? Non ti capisco,non posso capirti e incomincio a provare per te un sentimento che non mi piace.Quì,tra noi umani,si chiama odio! E non mi piace.Fai qualcosa!!!!!!!! 

giovedì 23 giugno 2011

l'amore per le parole: Io sono,ora.


l'amore per le parole: Io sono,ora.

Mah!!!!!!!

Io sono,ora.

La realtà di ogniuno e di nessuno......

Emaciata immagine,mi baleni davanti.
Stringo forte gli occhi per non vedere come sei,
ora.
Talvolta ti tocco e la tua scheletrità mi serra l'anima.
Se il coraggio mi assiste ti guardo nel profondo:
solo il nulla mi accoglie e mi pare scherno
quel tuo stare immoto,spalancato,diffronte.
La consolazione del ricordo dura attimi
e ti rivedo pingue,aperto nel sorriso abbondante.
Mi privo del più per aiutarti,ridonarti turgore,
ma,abbi venia,
antica lucertola consunta, regalo natalizio cifrato in oro,
sono disoccupato,ora.


mercoledì 8 giugno 2011

Grazie!

Grazie è una parola,talvolta difficile da dire,ma in questa occasione è facilissima da pronunciare.Grazie a tutti coloro che vengono a farmi "visita" quì sul blog.Lo so che ci venite in tanti,le statististiche me lo dicono e mi stupiscono molto anche i visitatori d'oltre oceano,ai quali rivolgo un salutissimo,data la loro lontananza dal nostro Paese.Ma.......c'è un ma!Mi mancano tanto i vostri commenti,i vostri pensieri,le vostre emozioni,le vostre critiche!Mi piacerebbe tanto sapere che cosa pensate di ciò che leggete quì e mi piacerebbe leggere anche le vostre parole,quali che siano,purchè corrette ed educate.Non lasciatemi sola!!!!!E non vi manderò morsi virtuali,lo prometto!!!!!Grazie ancora a tutti e a presto.

mercoledì 1 giugno 2011

La donna sul sasso

Le mani vecchie,usate,
asciutte come carta di giornale già letto,
disegnate col blu da un cartografo pazzo.
Ogni falange un nodo,spot dell'artrite.
Le unghie in prima linea,eroine del pesto e con esso tritate,
le altre, vittime di annosi bucati,trasparenti veline,
quasi senza.
Sui polsi cataste di legna,mille culi di figli,mille teste malate,
mille catini di zinco,mille mondi,
tenuti su.
Si muovono quelle due disgrazie e partoriscono fiori di seta,
immacolate sinfonie di trine purissime e morbide onde,
candidi intrichi,vomito d'angeli.
E sorride la donna,mostrando i denti dimenticati.

martedì 17 maggio 2011

l'amore per le parole: Amelie e Marion,sorelle.

l'amore per le parole: Amelie e Marion,sorelle.
Una storia.


Amelie e Marion,sorelle.

Quando nacque Amelie,la sua famiglia diede un'indimenticabile festa nella grande casa con le colonne di marmo rosa.Anche la ghiaia del lungo viale,costeggiato di aceri,era rosa e le comode,lucide carrozze  degli ospiti,lo percorrevano in fila per fermarsi solo per far scendere elegantissimi ospiti,in abiti lussuosi.Amelie,il centro dell'attenzione,riposava in una culla bianca ricoperta di preziosi pizzi e le sue manine paffute,uscivano da sbuffi di tulle.E fiori,fiori in ogni angolo della casa,del patio,nell'enorme giardino antistante:un tripudio di colori e di profumi per festeggiare la piccola Amelie.E regali,costosissimi,recati dagli invitati che la servitù mano,mano,esponeva su di un lungo tavolo e ori,argenti finemente cesellati,facevano bella mostra di se sulla preziosa tovaglia,riccamente ricamata.
Quando nacque Marion,sua madre si contorceva,senza emettere alcun suono,sul piccolo letto non proprio dalle lenzuola pulite.La stanza era avvolta nella penombra.Due o tre candele non riuscivano a rischiararla. Un armadio,una sedia,un tavolino abbastanza sgangherato,erano gli unici mobili che sua madre era riuscita a recuperare da un rigattiere.Due lenzuola,veramente due,tre asciugamani un pò lisi,costituivano il corredo di quella ragazza che ora,aiutata da una vicina,stava partorendo in quello squallore.
Marion nacque,no,Marion venne espulsa dall'utero di sua madre, che per farlo emise un unico grido bestiale,fortissimo,inumano.E della bambina non si occupò nessuno.Piangeva,diventava tutta blu per lo sforzo di respirare ma la vicina,terrorizzata,cercava di asciugare il viso della madre,pallido,terreo.Marion,attaccata al cordone ombelicale,sulle lenzuola,ora ancora più sporche,combatteva per la vita,da sola.Quando la placenta uscì,finalmente sua madre,con le forbici la liberò.La vicina la avvolse in un asciugamano e la mise accanto alla partoriente che,esausta,si girò e si mise a dormire.
Amelie,cresciuta,giocava nella sua camera.Un esercito di bambole la circondava e lei,nel suo vestitino giallo a balze sembrava un  fiore ma non sapeva quale piccola amica scegliere tra quelle ai suoi piedi e allora incominciò a strillare,non forte ma stizzosamente.Una tata arrivò subito,pronta ad aiutarla,seguita da sua madre,pronta a soddisfare qualche nuovo capriccio.
E gli anni passavano.
Marion era cresciuta.Era diventata una bella bambina nonostante il poco cibo sin lì avuto.Nonostante l'unico vestito alla volta che possedeva e poteva indossare, Marion era bella.Non era andata a scuola,non sapeva nè leggere nè scrivere.Sua madre era morta,forse di disperazione e la vicina che l'aveva vista nascere,si era occupata di lei. Dire occupata,non era esatto.L'aveva ospitata in un angolo della casa,le aveva allungato e non sempre,un piatto di qualcosa,si era fatta aiutare a fare tutto quello che non aveva voglia di fare lei.
La scuola di Amelie era meravigliosa ad iniziare dalla divisa che indossavano le allieve:una gonnellina a pieghe rosso scuro,una camicia bianca e una bellissima giacca scozzese blu,giallo,rosso scuro.Una cravattina blu,completava l'insieme.Ma erano le stoffe impiegate che erano meravigliose,cachemire e seta,naturalmente, per un trionfo di morbidezza.Come tutti gli abiti di Amelie del resto.Come tutta la sua vita,un trionfo.Bella,intelligente,istruita,col passare degli anni la vita di Amelie diventava sempre di più una favola,per lei,per la famiglia che l'amava,per i suoi amici che mai le facevano mancare il calore della loro compagnia,tra feste,balli,viaggi.
Marion,passava le giornate a lavorare nella brutta casa della vicina,vestita con degli orribili grembiuloni,spesso ereditati,che le pizzicavano la pelle ed emanavano un cattivo,indelebile,odore.
Quando ebbe 13 anni e non le era ancora nato il seno,la vicina le spiegò che era ora che provvedesse a se stessa,lì o altrove.Amelie non capiva come avrebbe potuto farlo,lì o altrove,ma le fu chiaro quando il panettiere,invece di aprire il forno alle 3 di mattina,incominciò a ritardare il suo lavoro e il pane,quasi ogni giorno, non era pronto prima delle 7.
La prima volta fu terribile.Non valsero le lacrime,i singhiozzi.le preghiere.Non ci fu pietà.Solo animalesca soddisfazione e disumano disprezzo.E da allora così,ogni notte.Certo il pane era sempre fresco in quella casa e dopo un pò si aggiunsero le verdure,il salame,persino la carne anche se di rado.Una volta anche due vestiti,uno brutto per lei,uno più bello per la signora.E la voce si sparse.Venivano a portare le loro merci,anche da lontano,da fuori.
Quando Amelie tornò dal viaggio a Parigi,corse felice a raccontare a sua madre,alla famiglia tutta,che aveva conosciuto Alfonso,una ricco ragazzo italiano,figlio di grandi imprenditori e si era innamorata!Era così felice che le brillavano gli occhi mentre parlava del suo amore e fu semplice per le due famiglie accordarsi per un matrimonio che avrebbe lasciato il segno nella buona società.
L'abito da sposa,creazione di una famosa stilista,non era un abito,era una nuvola bianca e il lungo velo accarezzava il pavimento della Chiesa,ricoperto da un folto tappeto dorato,Tutte le persone importanti che conosceva,erano lì per lei,per la sua favola d'amore.E Alfonso,ai piedi dell'altare,bello come una divinità,la stava aspettando......
Marion aprì gli occhi!La Chiesa era scomparsa,gli invitati si erano dissolti.Il suo meraviglioso abito bianco da sposa,era tornato ad essere quello che era nella realtà:una sudicia provocante sottoveste di finto raso.Alfonso,il suo bellissimo Alfonso era tornato ad essere il grasso,puzzolente,macellaio del paese vicino,ingroppato dentro di lei, che non riusciva più a respirare.
La sua favola,la sua vita da favola spazzata via dalla paura di morire soffocata sotto quel essere immondo.No! Poteva accettare tutto,forse anche la morte,perchè sino ad ora aveva vissuto dentro Amelie,la sua immaginaria sorella,la sua fortunata sorella.Ma Alfonso,no,non dovevano portarglielo via.Lui,no!Quando si trovò in mano le grosse forbici ,che aveva preso sul comodino accanto al letto,non pensò,non sentì nulla nell'anima.Sentì il rantolo del macellaio.Lo spinse fuori da sè.Accolse le lame nel cuore come si accoglie la pioggia dopo una lunga siccità.Si aprì alla morte come si apre un fiore alla luce  e mentre si schiudeva,vide là in fondo,Alfonso.Le sorrideva.Anche lei sorrise.

mercoledì 27 aprile 2011

l'amore per le parole: Le scarpe bianche

l'amore per le parole: Le scarpe bianche: "Tondi lustri di sole,ardesia come titanio.Aspetto fiammelle tra i sassi e dondolo nelle scarpe bianche,larghe. Un arco,una passiflora beffa..."

Le scarpe bianche

Tondi lustri di sole,ardesia come titanio.Aspetto fiammelle tra i sassi e dondolo nelle scarpe bianche,larghe.
Un arco,una passiflora beffarda con gli occhi neri e le ciglia gialle,disegni di muschio,verde passatoia.
La scala,gradini bassi,colpi di scalpello sotto le scarpe bianche,larghe.
Una riga grigia sul muro,meticolosa,pedante divide il sopra,il sotto,opaco,lucido ma celeste.
Un non rumore mi accoglie,mi stringe le mani,mi bacia sul viso.
I tarli si affacciano dalle porte.Una maniglia monca,ha lasciato aperto un gioco di doghe vicine,
calde,dorate,vicine.Ogni doga un salto,destra,sinistra,con le scarpe bianche,larghe.
Ocra,indaco,oro,i libri girati di spalle.
Trama e ordito,ordito e trama,rosso e blu:si spezza il gioco di doghe.
I quadrati di una finestra inventano un gioco nuovo sul rosso e sul blu.
Un'ombra informe sui salti,sul rosso,sul blu,un lieve respiro,un cenno,un mondo lontano.
Vado in cerca del paese dove nascono i sogni.
Senza scarpe.

martedì 12 aprile 2011

l'amore per le parole: Gli extra

l'amore per le parole: Gli extra

Gli extra

Voglio dedicare questa poesia a quelli che in molti,chiamano extra,altri,loro,clandestini,delinquenti,diversi,sporchi negri,maledetti zingari e quant'altro venga in mente di inumano ed offensivo a delle menti,sicuramente con qualche problema.Magari sono gli stessi che vanno in Chiesa la domenica a leccare le pile e si sentono buoni perché fanno beneficenza,sbandierandola.Forse adottano qualche bambino a distanza,a distanza,appunto.Come sono buoni!
Stanno immoti,parati sulla tolda,tragico Gran Pavese,
appesi alla murata,a cataste sui ponti,grasce per pochi.
Orbite vuote guardano le rive aspettando la top model sull'auto scoperta,
il liquore foresto,brandito come un trofeo,nella mano candida con le unghie pittate.
Sul pontile,occhi stanchi sotto le visiere schizzate di mare,
aspettano i paria:brandiscono bottiglie di plastica,
scarpe di tela,coperte quasi di lana.
Le corriere sono già in moto.I finestrini si appannano di fiati,
umide tende discoste con i palmi aperti.
Il viaggio incomincia verso i castelli prefabbricati.
La carovana passa tra due ali di indigeni.In fondo alla strada,
attraverso il vetro,attraverso le lacrime,gli occhi morti di un extra
cercano,ancora,il sorriso della bella,vista in tv.
Poi la strada fa una curva.

domenica 10 aprile 2011

l'amore per le parole: La solitudine amica o nemica?

l'amore per le parole: La solitudine amica o nemica?

La solitudine amica o nemica?

Nell'immaginario delle persone,la solitudine è una nemica da combattere.Si accompagna di solito,con la depressione,la malinconia,la voglia,a lungo andare di "uscire",di mollare ogni cosa. E' la nemica di ore vuote che cerchi di riempire con mille cose diverse.Un libro che ti accompagna per dieci  pagine e poi non ti parla più. Una musica che non ascolti perchè non riesce a penetrare la tua corazza.Una telefonata nella quale senti che parli con chi non ti sente.Ed invariabilmente,pensi.E non c'è nulla di più deleterio.Pensi che nessuno ti chiede come stai per sapere come stai veramente.A nessuno interessa cosa fai perchè è il suo fare che conta,non il tuo.Pensi che ti piacerebbe incontrare persone che non parlano del tempo,non parlano di sport,non parlano di mariti o mogli insopportabili,non parlano di politica,non parlano di lavoro che non hanno e se ce l'hanno, gli fa schifo,non parlano di ristrettezze economiche  che forse hanno,ma che non impedisce loro di spendere per cose di cui potrebbero fare a meno,non parlano di succulente cene per cui hanno speso quello che tu spendi in una settimana,non si lamentano di ogni cosa senza pensare che non ne avrebbero il diritto..E se tu accenni ad un tuo problema,accenni solo,non racconti,ecco immediato il "sorvolo",la capriola verbale,utile per portare l'accento del discorso non più su di te.E magari pensano anche:-Che palle,questa/o!-
Questa è la solitudine,nemica delle tue giornate,dei tuoi pensieri,della tua anima.
E poi c'è la tua amica solitudine.Quella che ti avvolge nei suoi silenzi,che ti accarezza nella sua pace,che ti abbraccia con mille sensazioni.E' la solitudine di chi è solo ma sa, e lo sa bene,che ci sono dei cuori che battono all'uninsono con il suo ,senza bisogno di parole roboanti, gesti ecclatanti, prose o canti. Sa, che al bisogno,niente e nessuno fermerà niente e nessuno e non  sarà più solitudine.
Chi mi accompagna,un'amica o una nemica?

martedì 5 aprile 2011

L'Aquila e l'orco

Il lutto non è solo per coloro che ci hanno lasciato per sempre.Anche la casa che hai amato,nella quale sei nato o che hai costruito con sacrificio e amore e ti è stata portata via,lascia il lutto nel cuore.Anche la tua città sfregiata e abbandonata,ti fa sentire a lutto.
A tutti gli amici aquilani,con affetto:
Un brivido lento lungo le mura.Strade coperte di silenzio e perle di brina,lustre.
La schiena curva di un gatto artigliato ad un cancello,l'ululato di un cane agghiacciato,
la lingua scomposta.
Una clemantis rosa,anticipando tutti,si stringe nei petali,per celare il suo colore.
Passi lenti,ritmati,vegliano il sonno,ninna nanna pagata ogni notte.
La cicca vola nell'aria,droga di legge,lucciola bugiarda.
Sbatte un legno nel vento che non c'è.
I passi dell'orco rimbombano nella valle,lontani e il bimbo che dorme non li sente arrivare.
Manca poco alla meta.L'orco sogghigna.Vuol mangiarlo tutto il mondo ancora ignaro.
Mille grandi passi,cento grandi balzi:eccomi!
Si trattiene il respiro,ma solo per non morire subito.
L'orco allarga le braccia per raccogliere tutti,che nessuno scappi.
Le urla non lo disturbano,i pianti lo aizzano,l'acre odore di paura,lo rende ebbro.
Il mondo prova a difendersi,si dibatte in quella spira mortale.
Adesso l'orco ride.Si guarda attorno e ride,ride più forte,più forte e ridendo si allontana.
Dalla montagna un'ultima occhiata,un ghigno:-Tornerò-
Lassù in cima,lo vede un'aquila.
Il grido del suo dolore si spande nel cielo.


venerdì 1 aprile 2011

l'amore per le parole: Meno male,non sono più giovane!!!!!!

l'amore per le parole: Meno male,non sono più giovane!!!!!!: "Se qualcuno mi avesse detto,qualche anno fa,che avrei detto questa frase,mi sarei messa a ridere!Invece..........Mi guardo intorno,guardo il..."

Meno male,non sono più giovane!!!!!!

Se qualcuno mi avesse detto,qualche anno fa,che avrei detto questa frase,mi sarei messa a ridere!Invece..........Mi guardo intorno,guardo il "lontano",guardo il "vicino",mi guardo "dentro" e il pensiero è sempre quello:-Meno male,non sono più giovane!-
Quando hai 40 anni,poco più,poco meno,hai la possibilità di sperare in un futuro che,certamente,sarà migliore.Hai la voglia,o dovresti averla,di fare progetti:-Andrò a visitare l'India.viaggerò lungo il Rio Grande,raccoglierò la sabbia rossa delle Montagne Rocciose!-
Quando non hai  40 anni ma "alcuni" di più,che progetti puoi fare? L'India,il Rio Grande,le Montagne Rocciose,le guardi in fotografia e pensi che,forse,ti sei persa delle occasioni e non puoi più recuperare.
Guardi il "lontano"da te e l'angoscia ti assale come una belva:guerre,uomini che speculano sulla pelle di altri uomini,il rispetto dei valori che ti hanno insegnato,evidentemente non sono stati insegnati a quelli che dovrebbero essere d'esempio per le genti.
Guardi il "vicino" a te e ti rendi conto non puoi fidarti delle parole,dei gesti,delle promesse di coloro che dovrebbero esserti d'aiuto.Le istituzioni ti mollano perchè non produci,non sei utile alla comunità,non possono più sfruttarti e ti elargiscono un obolo mensile che lede la tua dignità,ma devi accettarlo per sopravvivere.
Ti guardi dentro e ti poni la domanda:-Vale la pena? Di vivere,di lottare,di amare il mondo,la vita,il futuro che ti resta?-
Oppure:-Meno male,non sono più giovane e mi saranno risparmiate tante cose!!!
Ma poi ti balena nella mente:-E gli affetti?-
Grazie Dio,a te o a chi fa le tue veci:-Gli affetti ci sono,anzi sono amori,si chiamano figli,marito,gatta. Sono parte di te,della tua vita ed è a questo punto che pensi:-Ehi,ma ho tanti anni davanti a me,forse.E se non vado a raccogliere la sabbia rossa delle Montagne Rocciose,posso raccogliere i fiori del mio giardino.-
E magari chissà.................

giovedì 24 marzo 2011

l'amore per le parole: Pacifista? Certo!........Sicura? No!

l'amore per le parole: Pacifista? Certo!........Sicura? No!

Pacifista? Certo!........Sicura? No!

Ho già attraversato,in varie simili occasioni,il mare della non certezza,il pantano dei dubbi,le sabbie mobili dei sensi di colpa! Sono pacifista? Certo! Sicura? No!
No,perché mi esaltano gli aerei da guerra che si alzano in volo,in formazione perfetta.Il rumore dei loro motori,mi entra nello stomaco e l'adrenalina sale.Da sempre uno dei miei sogni ad occhi aperti è salire su  di un caccia e partecipare ad una battaglia aerea,seppur simulata.Essere "dentro" alle evoluzioni più esasperate del jet,sentire il sangue che segue le linee,apparentemente  impazzite, dell'aereo in combattimento.
No,perché mi entusiasma la maestosità delle navi militari che scivolano sull'acqua in apparente contrasto con la loro grandezza.Leggere,piume appena appoggiate sulla superficie del mare.Le vedi da lontano e non senti il rumore del lavoro a bordo,non percepisci il sibilo dei suoi motori,vedi solo la  traccia,silenziosa,lasciata tra le onde.E se è una portaerei,mi stupiscono sempre quelli "uccelli" con le ali ripiegate,acquattati sul ponte come rapaci, pronti a spiccare il volo e lanciarsi sulla preda. E il loro ritorno,seguito con estrema apprensione e l'applauso di sollievo, che scroscia dopo l'appontaggio.
No,perchè le parate militari,le nostre,mi inorgogliscono e mi commuovono e mi fanno sentire italiana e patriottica.
Già,italiana!Vengo da una nobilissima famiglia austriaca per metà e l'atra parte ungherese! In casa,tradizioni ed etichetta erano legge.Ma poi il mio papà diventò grande,vestì una meravigliosa divisa da comandante di Marina,morì in guerra con tutti i suoi 367 uomini e ai miei occhi,divenne un eroe,il mio eroe.
 I miei primi 15 anni di vita,vissuti nel culto di quel padre,si svolsero sempre nei saloni del Circolo Ufficiali,i miei amici erano figli di ufficiali,gli ospiti in casa nostra erano le famiglie degli ufficiali.......è difficile sfuggire ad un'atmosfera che ti ricopre come un mantello di pesante velluto.E il mantello lo porti sempre con te,magari tenendolo per un canto e trascinandotelo dietro.
E sono pacifista!Non posso pensare,concepire, i bombardamenti,le sofferenze di popolazioni spesso inermi e incolpevoli,vittime di scelte scellerate in nome di un potere che a loro,le genti,nulla potrà portare.I bambini,i più colpiti,ai quali viene spesso rubato il domani e l'oggi  porta  loro solo l'odio,trasmesso inevitabilmente,dagli adulti.Sono strazianti le scene che ci ritroviamo davanti,scene di massacri,di dolore.La guerra,le guerre, sono capaci di portare alla luce,in ognuno dei combattenti,gli istinti più primordiali,più crudeli,meno umani.
Per tutte queste cose, sono pacifista! E sono lacerata.Il cuore e l'anima sono a pezzi.Sono pacifista o non lo sono?.Non sono in grado di darmi,di dare una risposta certa,corretta,senza infingimenti.
Per questa ragione ne ho voluto parlare oggi,per capire,per capirmi.


mercoledì 23 marzo 2011

l'amore per le parole: Il libro di ricette

l'amore per le parole: Il libro di ricette: "Il libro di ricette della nonna,grosso,rilegato in tela azzurro scuro con le scritte dorate,è ancora nella mia cucina,sempre in bella vista...."

l'amore per le parole: Omelette di guerra.......finisce così......

l'amore per le parole: Omelette di guerra.......finisce così......: "Era ancora li,con il colino in mano pieno di zucchero al velo,quando sentì i passi che si avvicinavano.La mamma e la nonna tornavano,finalme..."

l'amore per le parole: ....Omelette di guerra...non è finita quì....

l'amore per le parole: ....Omelette di guerra...non è finita quì....: "La storia continua ed è la parte meno dolce,meno allegra,meno felice,meno tutto...."

l'amore per le parole: ......Omelette di guerra.......il seguito.......

l'amore per le parole: ......Omelette di guerra.......il seguito.......: "Nana seguì alla lettera i suggerimenti,gli ordini,della signora,anche se molti dubbi minavano la sua sicurezza,molte le domande che si ponev..."

l'amore per le parole: seguito di Omelette di Guerra........

l'amore per le parole: seguito di Omelette di Guerra........: ".......il resto a domani! Perchè c'è un resto......."

l'amore per le parole: Omelette di guerra

l'amore per le parole: Omelette di guerra: "Un ricordo,un mio ricordo di guerra.Quella guerra che ha devastato il nostro Paese e ha 'scritto' alcune pagine della mia vita: Guardava il ..."

lunedì 21 marzo 2011

Il libro di ricette

Il libro di ricette della nonna,grosso,rilegato in tela azzurro scuro con le scritte dorate,è ancora nella mia cucina,sempre in bella vista.
Ah,volevo ricordarvi che la ricetta delle omelette.è quella originale,stampata sul libro.E' la ricetta "degli omlett" come si facevano in casa mia,come voleva mia nonna,come le faccio io,ancora oggi!

Omelette di guerra.......finisce così......

Era ancora li,con il colino in mano pieno di zucchero al velo,quando sentì i passi che si avvicinavano.La mamma e la nonna tornavano,finalmente!
Il sorriso stampato sul visino di Nana,divenne più largo,godendo in anticipo della sorpresa che aveva preparato e aspettandosi assoluta incredulità e gioia.Lei e il gatto erano pronti a lanciarsi tra le braccia e le gambe delle due donne,ma quando la porta della cucina si aprì,rimasero lì,immobili.
Era come se la mamma e la nonna si fossero messe sul viso un sacchetto di carta trasparente e tutte le pieghe della carta,si fossero trasferite sulla pelle.Gli occhi della mamma erano opachi,annegati.
La nonna non aveva più la bocca,solo una riga blu.
Si guardarono a lungo,le grandi e la piccola con il colino del tè in mano,poi,come se il malvagio incantesimo fosse finito improvvisamente,corsero ad abbracciarsi.Nana fu inondata di lacrime e parole.La nonna la sollevò sedendola sul marmo del tavolo,bianco anche di zucchero e le parlò sottovoce:
-Nana,amore,il tuo papà,il mio bambino grande,è andato via.E' andato su di una nave grande,più grande e più bella di quella che aveva quì.Adesso naviga  nel cielo,solca le nuvole e i suoi marinai sono gli angeli.Il tuo papà però,ti vede, e ti guarda da lassù con un cannocchiale molto potente
e la bussola che ti ha regalato a Natale,la muoverà lui,per guidarti sempre. E ti amerà anche se tu non potrai vederlo.Hai capito,amore?Hai capito Nana mia?-
La bimba capì.Il suo papà,il suo bellissimo grande papà era morto,morto in guerra.Morto in quel mare che amava tanto.Non l'avrebbe più visto arrivare,aspettandolo alla finestra,dal fondo della via, con la divisa blu e il berretto con le righe d'oro.
Strisciò,Nana, lentamente lungo il tavolo,incurante dello zucchero,saltò giù e sotto gli occhi delle due donne,pulì con cura il marmo bianco;dalla credenza prese tre piattini bianchi e blu,tre tovaglioli,le posate per tre persone.Divise le omelette in tre porzioni uguali.Nessuno le chiese chi le avesse preparate.
Mangiavano in silenzio,quando arrivò l'uomo del ghiaccio,la porta era aperta:guardò le due donne e la bimba improvvisamente cresciuta e se ne andò con il ghiaccio sulla spalla, in punta di piedi,come se dormisse qualcuno.





domenica 20 marzo 2011

....Omelette di guerra...non è finita quì....

La storia continua ed è la parte meno dolce,meno allegra,meno felice,meno tutto....

......Omelette di guerra.......il seguito.......

Nana seguì alla lettera i suggerimenti,gli ordini,della signora,anche se molti dubbi minavano la sua sicurezza,molte le domande che si poneva:-Saranno fresche le mie uova.sarà semolato lo zucchero?Quanto sarà il latte che basta?Perchè devo spolverare le omelette?-Rifletteva Nana soprattutto su una domanda che le girava nella mente:-Cosa diranno mamma e nonna se uso tutte le scorte fatte per il Natale,di quelle cose che loro,definiscono preziose?-Ma non smetteva di agire e chissà dove  se ne erano andate quelle due!Prima di incominciare si girò in cerca di uno sguardo di incoraggiamento da parte di Miceno e si avvide che le fiammelle,più piccole ora,facevano ancora capolino dallo sportello della stufa e decisa,nella sua nuova consapevolezza,tirò la lunga manopola di ceramica,spalancando la porticina.Le braci rosse sfrigolavano e Nana prese da sotto la tenda,due grandi pezzi di legno,pesanti,e li introdusse in quel piccolo inferno.Richiuso lo sportello,incominciò.....
Dividere il tuorlo dagli albumi non fu facile e la signora non parlava di uova di scorta.La bimba sorrise con gioia:poteva usare il mestolo con i buchetti,non era inutile l'utensile!Con molta fierezza ripescò i tuorli caduti negli albumi,fiera di non aver sprecato le uova:fuori, lontano da lì,c'era la guerra e bambini morivano di fame!
Nana contò bene le cucchiaiate di zucchero e seduta per terra,incominciò a sbattere "il composto",come lo chiamava la signora.In breve il braccio incominciò a farle male e dovette fermarsi spesso ma,di leccatina in leccatina,non sentì più i granellini di zucchero.La farina,ora.Le sarebbe piaciuto passarla al setaccio "scuotendolo con grazia"ma rinunciò perchè,quello era appeso sopra la cappa.Il libro recitava:-18 cucchiaiate-però non parlava dei grumi.La frustina risolse il problema.Aggiunse il pizzico di sale,la bustina di lievito "sparso a pioggia",grattò la buccia di limone e il "poco meno che liquido"era pronto.Quasi.Mancava la neve,gli albumi "fermamente sbattuti".Con il braccio indolenzito e il fiato corto,la bimba stava per rinunciare a quell'impresa che le sembrava impossibile,poi ad un tratto magicamente,ecco la neve,bianchissima,fermissima."Con garbo"mescolando piano,2Con movimento delicato",anche gli albumi così trasformati raggiunsero il composto che diventò come voleva la signora,soffice e "d'aspetto spugnoso"!
Eccitata e felice,Nana mise una nocciolina di burro nella padella e tolti con il lungo gancio,due cerchietti di ghisa,si preparò al lavoro più impegnativo.Quando il burro fu sciolto,il mestolino di composto disegnò nella padella una strana forma e Nana si affrettò a dondolare dolcemente il lungo manico di ferro ed eccola lì,l'omelette,rotonda,spugnosetta e profumata.Girarla,col movimento secco che aveva visto fare alla nonna,fu facilissimo e la sottile spatola si trasformò nella bacchetta magica della Fata Turchina.
Canterellando e ridendo,una noce di burro dopo l'altra,mestolino dopo mestolino,il piatto si riempiva,una torre dorata di omelette e il buon profumo aveva invaso la grande cucina.La terrina era vuota!Nana,dopo aver rimesso a posto i cerchi di ghisa,portò tutto ciò che aveva usato nell'acquaio e poi con un largo coltello incominciò a spalmare una per una le omelette con la marmellata "a piacere",poi le arrotolò e come suggerito dalla signora,le "accomodò"sul piatto da 
portata.In breve il bel piatto con i disegni bianchi e blu,fu pieno di omelette,vicine,vicine.Ed infine lo zucchero a velo:con il colino del tè,"con garbo"Nana spolverò (ecco cos'era!)il suo capolavoro.Felice e orgogliosa,si fece una promessa:-La prossima volta,lo strudel!!!!-

sabato 19 marzo 2011

seguito di Omelette di Guerra........

.......il resto a domani! Perchè c'è un resto.......

Omelette di guerra

Un ricordo,un mio ricordo di guerra.Quella guerra che ha devastato il nostro Paese e ha "scritto" alcune pagine della mia vita:
Guardava il fuoco uscire dalla porticina appena socchiusa,seduta sulla sedia di legno con i braccioli,quella della nonna,e dondolava le gambe.Era sola in cucina e non osava avvicinarsi alla grande stufa tutta sportelli,cromatura e cerchi di ghisa.Sopra, sul buco più grande,dalla pentola con il minestrone,usciva un filo di vapore profumato di verdure,che saliva perdendosi nella cappa facendo dondolare piano la bordura di lino a pieghe,attaccata tutt'intorno.Le piccole lingue rosse,liberate dalla disattenzione di qualcuno,avevano per la bimba,per i suoi pochi anni un fascino pericoloso ma avvincente.Uscivano dalla stufa duo o tre per volta,ora lunghe,ora cortine,alternando le loro sortite,quasi attrici per quattro occhi di spettatori attenti:quelli verdi attoniti della bambina,quelli gialli di Miceno gatto di casa a righe grige e bianche.Stava Miceno,sdraiato languido ma altero,sulla radio di radica chiara,con la lunga coda a sfiorare le manopole di legno.Aveva stabilito,il gatto,che il tepore della radio accesa era molto gradevole e se era spenta,valeva la pena di aspettare sul posto che qualcuno avesse voglia di musica.Ed inoltre la retina dorata sul davanti,vibrava piacevolmente sulle note acute e la coda penzolante era lì apposta.
Ma quella mattina c'era silenzio,rotto solo dal liquido borbottio del minestrone.Dove erano tutti?Perchè nessuno puliva la ghiacciaia?Era martedì e l'uomo altissimo in canottiera e con il pezzo di cuoio sulla spalla sarebbe venuto a portare la stecca di ghiaccio settimanale,bianca e gocciolante,trafitta dal grosso uncino di ferro.Che facevano tutti?
La bimba sola in cucina,incominciò ad agitarsi sulla sedia.Non le bastavano più gli sguardi amorosi del suo gatto,era annoiata e aveva fame.Quando la mamma e la nonna erano uscite dalla cucina,avevano un'espressione strana sui visi,lei se ne era accorta:poco prima si era sentito il suono del campanello ed era andata ad aprire la mamma.Tornando in cucina,alla nonna che la guardava con una domanda negli occhi,aveva detto:
-Due ufficiali,vogliono parlarci,sono in salotto!-
Erano uscite tenendosi per mano.La nonna prima di chiudere la porta,con una voce non sua:
-Stai buona,torniamo subito.- Ma non tornavano.
Con un piccolo salto la bimba scese dalla sedia e passando sotto al grande tavolo,andò ad accarezzare il gatto che felice,si stiracchiò accomodandosi meglio sulla radio muta.Lei si avvicinò alla credenza,attirata dal libro di ricette della nonna.Era un grosso libro rilegato in tela azzurro scuro con le scritte dorate,ora sbiadite,quasi illeggibili.La bimba sapeva che quel libro era considerato prezioso,portato in dote dalla nonna e suo fedele aiutante in cucina.Le pagine erano sottili,giallognole appena macchiate in qualche angolo.Nana,non era questo il nome della bimba,era un vezzeggiativo,andò a sedersi sul tappeto,sotto l'acquaio di pietra,con il libro sulle gambe incrociate.Sapeva leggere bene -Un genio!- diceva la nonna,ma quella signora che aveva scritto le ricette,tanti anni fa,aveva usato delle parole sconosciute e strane e alcune frasi erano buffe:
-Sarà bene scuotere il setaccio con grazia per far sì che la farina si posi delicatamente sulla spianatoia e con pari garbo,aggiungete lo zucchero.........-
La bimba leggeva delle salse,dei sughi,dei fondi e la fame aumentava e con essa la tentazione di provare ad usare quel libro,provare a cucinare,provare il "pari garbo"provare ad adoperare il mestolo con i buchetti,secondo lei inutile perchè,appunto,bucato.
L'idea era irresistibile,si trattava di obbedire alle parole della signora e non sporcare il libro.Trovò subito la pagina scritta proprio per lei,la ricetta del suo dolce preferito:le omelette o meglio "gli omlett",come le chiamava la nonna che non era proprio molto italiana.
Il grembiule a fiori era appeso dentro l'armadio di cucina,sulla porta.Nana se lo avvolse con cura,strinse bene le fettucce in un bel fiocco proprio all'altezza delle ascelle,così era sicura che non sarebbe scivolato ai piedi.
La signora ammoniva prima di incominciare:
-Assicurarsi che il piano di lavoro sia perfettamente pulito e sistemare davanti a se tutti gli ingredienti in ordine d'uso.-Strofinare il bel marmo bianco del tavolo fu facile per la bimba e in aiuto dell'ordine d'uso,le venne la lista che seguiva:
-6 uova freschissime-6 cucchiai di zucchero (usate un grande cucchiaio di legno)-18 cucchiai di farina per dolci-latte quanto basta per ottenere una morbidissima pasta (poco meno che liquida)-una bustina di lievito per dolci-una grattata di buccia di limone-un pizzico di sale-marmellata a piacere-zucchero al velo-burro per friggere.- E ancora,la signora:
-Naturalmente,avrete a disposizione una terrina con i bordi alti,le frustine,un cucchiaio di legno grande ed uno piccolo,una terrinetta alta per montare a neve gli albumi,una spatolina per girare le omelette,una padella bassissima di ferro.- Naturalmente!

giovedì 17 marzo 2011

Anastasia e la vasca da bagno

Anastasia è la mia gatta,siamese di alto lignaggio (mamma Streisand,papà Pasha dei Ross) ha quasi 2 anni e mi è stata REGALATA da un'amica che NON vende mici, a me che NON compro animali! Anastasia è convinta che il letto è suo,il divano è suo,noi siamo suoi,il mondo è suo e devo dire con molta onestà,che io glielo lascio credere e lei,figlia di p..aripatetica,se ne approfitta spudoratamente!
Nella mia casa dei puffi rosa (dentro e fuori rosa,antico veneziano,però) nel bagno c'è il box doccia,che io preferisco e una vasca formato mini,nella quale il gnao sta a mollo e tutto il resto fuori dall'acqua.Ma stamattina avevo voglia di.....? Ho preparato tutto il teatro: candele accese,sali profumati,schiuma come panna montata,musica soft! Mancava il classico bicchiere di vino,in gambo lungo,ma alle 8 del mattino mi sembrava eccessivo.Sotto lo sguardo attento e molto perplesso di Anastasia,accomodata sulla tazza del wc,mi adagio,si fa per dire, nella vasca sparendo o quasi nella più che abbondante schiuma,pregustando il relax a venire.
Sarà stata la novità della situazione,sarà stato il non vedermi perchè coperta dalla schiuma o meglio sarà stato il vedermi affondare nel loculo, con tanto di candele, fatto sì è che Anastasia ha incominciato a ringhiare verso di me,alternando suoni che poco avevano di gattesco,ululando come un coyote nel deserto dell'Arizona,lanciando sguardi minacciosi ed infine,dopo essere saltata sul bordo della vasca alle mie spalle,ha incominciato a tirarmi per i capelli per salvarmi da quella brutta situazione,sempre ringhiando e ululando......solo quando sono uscita dall'acqua,con il suo "aiuto",si è calmata ed è ritornata  la mia dolce Anastasia,abbracciata a me e rumorosa come un trattore, incurante del fatto di bagnarsi il prezioso pelo
Così è finita la mia voglia di relax cinematografico.........

martedì 15 marzo 2011

l'amore per le parole: A Federico

l'amore per le parole: A Federico: "Federico è morto.Aveva tre anni.Il giorno del funerale,nell'atrio del palazzo trasformato in una sorta di camera ardente,tutti aspettavano d..."

A Federico

Federico è morto.Aveva tre anni.Il giorno del funerale,nell'atrio del palazzo trasformato in una sorta di camera ardente,tutti aspettavano di guardare in faccia i due genitori.......Era una giornata grigia,a Milano,una delle tante e i suoni del traffico di quella periferia,arrivavano attutiti ma invadenti.Allora,con il cuore e l'anima,ho preso quel bimbo e l'ho portato via da lì,in un luogo diverso,questo:
Bronzi maestosi,solenni,cupi.ridondanti su ali bianche,
velluti caldi e frementi,piccoli cuori impauriti,cerchi scomposti nell'aria:
vecchie mani per musica di bronzo,note appese a groppi di corda.
Occhi increspati di sole domandano chi è partito.La musica di bronzo chiama e singhiozza.
Falci arrugginite si fermano nel mare giallo,la pietà raccoglie papaveri
per il viaggiatore che parte,in fila,incontro alla musica di bronzo.
Due giovani morti in viso, intrecciano pezzi di cuore,
occhi impazziti lavano riccioli di seta fine,li acconciano eleganti,per gli angeli felici.
Paglia morbida,faccia di cane, gioco di ieri supino oggi,
nel viaggio appena iniziato,guida e compagno.
Grani dolenti infilati sommessi.
Due giovani morti in viso,accucciati,intrecciano fiati sul nido bianco,di legno.
Fiati caldi,inutili.Quattro spine per chiudere il nido,bagnato da Dio.
Riposano le falci,il mare giallo vibra,sussulta si spacca:in fila,incontro al dopo.
Davanti, due giovani morti in viso,pugni stretti intorno alla Madre
che inghiotte il nido bianco di legno.
Ali impazzite,velluti caldi,frementi,posati su bronzi maestosi,solenni,muti.


domenica 13 marzo 2011

E adesso??????

Non è che la seconda volta sia meglio della prima!!!!!Ci sono tanti termini tecnici nelle istruzioni,nelle pagine del blogger che se le scrivessero in sanscrito,forse capirei più facilmente!Figuratevi che sono ancora in crisi con il "copia/incolla"! Ad esempio,se ci fosse un anima pia che mi spiega come si fa ad importare le note (leggi poesie e altro)dalla  pagina di Facebook al blog,senza copiare tutto,ecco,avrebbe la mia eterna riconoscenza.Comunque,ho iniziato la giornata  facendo colazione con caffè,latte,briosce,spremuta d'arancia e siccome devo dimagrire,ho aggiunto una fetta di panettone.......Intendiamoci,io so tutto sull'alimentazione più corretta per la salute e la linea ma oggi il cielo mi è così nemico con il suo colore grigio coda di topastro, che ho sentito il bisogno di coccolarmi e per fortuna la Nutella era assente.
Ma ho avuto anche una bella notizia:un'amica di Fb è disposta ad adottare il mio caro amico Ignazio. Lui è un meraviglioso cane di razza mista,con gli occhi più tristi che mai..Io, per lui,innamorata persa come sono,ho aperto un gruppo,sempre su Fb e pare che il miracolo stia avvenendo.
Oggi mi aspetta anche una lunga giornata di sport in tv:incomincia il tennis,incomincia a giocare Rafa (Nadal,per coloro che non sanno)e sarà una bella giornata da questo punto di vista! Per guardare il tennis.......cosa avete capito?????Allora,ciao!

sabato 12 marzo 2011

La mia prima volta!!!!!!!

Ed essendo la prima volta,non so da quale parte incominciare.Potrei dire che adoro scrivere,ma non è certo una "qualità" unica e strabiliante! Per fortuna del mondo,siamo in tanti. Scrivo poesie e racconti e qualcuno mi ha definito criptica e con un termine che non sopporto "poco solare". Per la prima definizione non mi sono offesa ma per la seconda......non sono addetta all'illuminazione del pianeta.
Scrivo quasi sempre con la mia gatta Anastasia sulle ginocchia,sul collo,sulla tastiera del pc o accoccolata vicino al medesimo. Il suo ron ron, accompagna ogni mia parola scritta, un controcanto alle emozioni di cui, sono certa, la belvetta ne è ben consapevole!
Ah,dimenticavo:sono assolutamente tecnolesa! Ho incominciato ad usare il pc solo da un anno e la materia conserva ancora,per me,quasi tutto il suo misterioso fascino.Quindi, in presenza di pacchiani errori,chiedo venia anticipatamente.Imparerò e diventerò come Garcia,la mia eroina di Criminal Main.......se avrò lunga vita.
Mi attende lo sport, in tv naturalmente (Sky 4ever) e quindi saluto tutti (si saluta sul blog?????) Ciao.