martedì 5 aprile 2011

L'Aquila e l'orco

Il lutto non è solo per coloro che ci hanno lasciato per sempre.Anche la casa che hai amato,nella quale sei nato o che hai costruito con sacrificio e amore e ti è stata portata via,lascia il lutto nel cuore.Anche la tua città sfregiata e abbandonata,ti fa sentire a lutto.
A tutti gli amici aquilani,con affetto:
Un brivido lento lungo le mura.Strade coperte di silenzio e perle di brina,lustre.
La schiena curva di un gatto artigliato ad un cancello,l'ululato di un cane agghiacciato,
la lingua scomposta.
Una clemantis rosa,anticipando tutti,si stringe nei petali,per celare il suo colore.
Passi lenti,ritmati,vegliano il sonno,ninna nanna pagata ogni notte.
La cicca vola nell'aria,droga di legge,lucciola bugiarda.
Sbatte un legno nel vento che non c'è.
I passi dell'orco rimbombano nella valle,lontani e il bimbo che dorme non li sente arrivare.
Manca poco alla meta.L'orco sogghigna.Vuol mangiarlo tutto il mondo ancora ignaro.
Mille grandi passi,cento grandi balzi:eccomi!
Si trattiene il respiro,ma solo per non morire subito.
L'orco allarga le braccia per raccogliere tutti,che nessuno scappi.
Le urla non lo disturbano,i pianti lo aizzano,l'acre odore di paura,lo rende ebbro.
Il mondo prova a difendersi,si dibatte in quella spira mortale.
Adesso l'orco ride.Si guarda attorno e ride,ride più forte,più forte e ridendo si allontana.
Dalla montagna un'ultima occhiata,un ghigno:-Tornerò-
Lassù in cima,lo vede un'aquila.
Il grido del suo dolore si spande nel cielo.


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