sabato 19 marzo 2011

Omelette di guerra

Un ricordo,un mio ricordo di guerra.Quella guerra che ha devastato il nostro Paese e ha "scritto" alcune pagine della mia vita:
Guardava il fuoco uscire dalla porticina appena socchiusa,seduta sulla sedia di legno con i braccioli,quella della nonna,e dondolava le gambe.Era sola in cucina e non osava avvicinarsi alla grande stufa tutta sportelli,cromatura e cerchi di ghisa.Sopra, sul buco più grande,dalla pentola con il minestrone,usciva un filo di vapore profumato di verdure,che saliva perdendosi nella cappa facendo dondolare piano la bordura di lino a pieghe,attaccata tutt'intorno.Le piccole lingue rosse,liberate dalla disattenzione di qualcuno,avevano per la bimba,per i suoi pochi anni un fascino pericoloso ma avvincente.Uscivano dalla stufa duo o tre per volta,ora lunghe,ora cortine,alternando le loro sortite,quasi attrici per quattro occhi di spettatori attenti:quelli verdi attoniti della bambina,quelli gialli di Miceno gatto di casa a righe grige e bianche.Stava Miceno,sdraiato languido ma altero,sulla radio di radica chiara,con la lunga coda a sfiorare le manopole di legno.Aveva stabilito,il gatto,che il tepore della radio accesa era molto gradevole e se era spenta,valeva la pena di aspettare sul posto che qualcuno avesse voglia di musica.Ed inoltre la retina dorata sul davanti,vibrava piacevolmente sulle note acute e la coda penzolante era lì apposta.
Ma quella mattina c'era silenzio,rotto solo dal liquido borbottio del minestrone.Dove erano tutti?Perchè nessuno puliva la ghiacciaia?Era martedì e l'uomo altissimo in canottiera e con il pezzo di cuoio sulla spalla sarebbe venuto a portare la stecca di ghiaccio settimanale,bianca e gocciolante,trafitta dal grosso uncino di ferro.Che facevano tutti?
La bimba sola in cucina,incominciò ad agitarsi sulla sedia.Non le bastavano più gli sguardi amorosi del suo gatto,era annoiata e aveva fame.Quando la mamma e la nonna erano uscite dalla cucina,avevano un'espressione strana sui visi,lei se ne era accorta:poco prima si era sentito il suono del campanello ed era andata ad aprire la mamma.Tornando in cucina,alla nonna che la guardava con una domanda negli occhi,aveva detto:
-Due ufficiali,vogliono parlarci,sono in salotto!-
Erano uscite tenendosi per mano.La nonna prima di chiudere la porta,con una voce non sua:
-Stai buona,torniamo subito.- Ma non tornavano.
Con un piccolo salto la bimba scese dalla sedia e passando sotto al grande tavolo,andò ad accarezzare il gatto che felice,si stiracchiò accomodandosi meglio sulla radio muta.Lei si avvicinò alla credenza,attirata dal libro di ricette della nonna.Era un grosso libro rilegato in tela azzurro scuro con le scritte dorate,ora sbiadite,quasi illeggibili.La bimba sapeva che quel libro era considerato prezioso,portato in dote dalla nonna e suo fedele aiutante in cucina.Le pagine erano sottili,giallognole appena macchiate in qualche angolo.Nana,non era questo il nome della bimba,era un vezzeggiativo,andò a sedersi sul tappeto,sotto l'acquaio di pietra,con il libro sulle gambe incrociate.Sapeva leggere bene -Un genio!- diceva la nonna,ma quella signora che aveva scritto le ricette,tanti anni fa,aveva usato delle parole sconosciute e strane e alcune frasi erano buffe:
-Sarà bene scuotere il setaccio con grazia per far sì che la farina si posi delicatamente sulla spianatoia e con pari garbo,aggiungete lo zucchero.........-
La bimba leggeva delle salse,dei sughi,dei fondi e la fame aumentava e con essa la tentazione di provare ad usare quel libro,provare a cucinare,provare il "pari garbo"provare ad adoperare il mestolo con i buchetti,secondo lei inutile perchè,appunto,bucato.
L'idea era irresistibile,si trattava di obbedire alle parole della signora e non sporcare il libro.Trovò subito la pagina scritta proprio per lei,la ricetta del suo dolce preferito:le omelette o meglio "gli omlett",come le chiamava la nonna che non era proprio molto italiana.
Il grembiule a fiori era appeso dentro l'armadio di cucina,sulla porta.Nana se lo avvolse con cura,strinse bene le fettucce in un bel fiocco proprio all'altezza delle ascelle,così era sicura che non sarebbe scivolato ai piedi.
La signora ammoniva prima di incominciare:
-Assicurarsi che il piano di lavoro sia perfettamente pulito e sistemare davanti a se tutti gli ingredienti in ordine d'uso.-Strofinare il bel marmo bianco del tavolo fu facile per la bimba e in aiuto dell'ordine d'uso,le venne la lista che seguiva:
-6 uova freschissime-6 cucchiai di zucchero (usate un grande cucchiaio di legno)-18 cucchiai di farina per dolci-latte quanto basta per ottenere una morbidissima pasta (poco meno che liquida)-una bustina di lievito per dolci-una grattata di buccia di limone-un pizzico di sale-marmellata a piacere-zucchero al velo-burro per friggere.- E ancora,la signora:
-Naturalmente,avrete a disposizione una terrina con i bordi alti,le frustine,un cucchiaio di legno grande ed uno piccolo,una terrinetta alta per montare a neve gli albumi,una spatolina per girare le omelette,una padella bassissima di ferro.- Naturalmente!

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